ABBIAMO INTERVISTATO L'EcoPost
Durante il nostro lavoro spesso abbiamo bisogno di prendere ispirazione e ci siamo imbattuti in L’EcoPost, un blog alimentato da persone motivate dall’impegno, quello vero, nella salvaguardia dell’ambiente.Abbiamo intervistato Iris, co-fondatrice di questo bellissimo eco-blog, che ci ha raccontato come questo editoriale è nato e si è sviluppato. A fine intervista ci ha regalato qualcosa di prezioso, un ricordo dell’infanzia: “… la sensazione dell’erba sotto i piedi mentre correvo nel giardino…”.Forse più di ogni altra idea, visione scientifica o poetica del mondo, il ricordo del piacere di essere vivi assieme ad creature così piccole e stimolanti come tanti fili d’erba, nella sua semplicità, è il miglior antidoto per una visione decadente del rapporto con la natura ed allo stesso tempo un gran rifugio per non farsi abbattere dall’indifferenza generale.Non siamo soli… né tanto meno il team di L’Ecopost!
Intervista a L'EcoPost
Il sito L’EcoPost ha una struttura semplice ed un titolo chiaro: una guida alla sostenibilità. Da dove nasce questa passione?
Più che una semplice passione, ritengo che il nostro ormai sia uno stile di vita. Forse inizialmente era solo una passione, nata in contesti diversi e per diversi motivi, ma che ha poi portato me e il mio co-fondatore Luigi Cazzola a cambiare il modo di pensare e vivere la nostra vita.Ci siamo poi resi conto di quanto in Italia la tematica della crisi climatica non sia ancora particolarmente conosciuta o, se lo era, veniva vista come qualcosa di, appunto, marginale e non un motivo per cambiare radicalmente le proprie abitudini.
Per questo abbiamo deciso di creare un sito web che potesse diffondere in Italia le giuste informazioni riguardo a questo argomento, ma soprattutto che potesse dare consigli concreti su come contribuire alla lotta al riscaldamento globale, cambiando il proprio stile di vita e la propria forma mentis.
Articolo de L'EcoPost
8 Marzo 2019
Vi siete conosciuti ad un corso di giornalismo ambientale organizzato da Legambiente e nella pagina “redazione” ci sono delle bellissime foto di voi. A parte il corso, cosa vi ha uniti e come vi state evolvendo ?
L’idea di creare il sito è nata da Luigi proprio verso la fine del corso e io ho l’ho accolta con entusiasmo. Dopo il corso, nonostante abitassimo in zone diverse dell’Italia e, poi, del mondo, non è stato difficile tenerci in contatto, vista la fortissima motivazione che ci spingeva a mantenere il sito in vita, per i motivi che ho citato nella domanda precedente.Certo è che dopo più di un anno e una crescita costante, abbiamo sentito l’esigenza di evolverci. Per esempio, curando la programmazione settimanale degli articoli, cambiando l’impostazione del sito (che è ancora in progress) e altri aspetti più tecnici relativi alla scrittura di un blog.
Insomma, la passione non basta, bisogna avere gli strumenti adatti e molta pazienza per curare anche gli aspetti più “noiosi” del lavoro.
Articolo de L'EcoPost
24 Giugno 2020
Avere uno stile di consumo più attento alle conseguenze ambientali è importante, ma vivere in sintonia con la natura richiede relazione, contatto, comunità. Secondo te Internet è in grado di creare queste condizioni? Se si, come si potrebbe migliorare?
Come ho detto, internet è stato fondamentale per noi e per la crescita dell’Ecopost. Infatti, ora più che mai, crediamo nel potere della tecnologia per diffondere messaggi positivi, che siano sull’ambiente ma anche, per esempio, sulla recente protesta “Black Lives Matter”. Ovviamente, però, come in tutte le cose, bisogna fare attenzione a non perdere di vista la realtà.L’impronta carbonica, ad esempio, è data anche da quanta energia elettrica utilizziamo stando davanti al computer. Inoltre, alcune dinamiche della natura si possono capire soltanto coltivando un qualche tipo di contatto con essa. I concetti della collaborazione, del bene comune, dell’altruismo, della collettività, dell’equità, che stanno anche alla base dell’ecologismo, si possono capire e applicare anche e soprattutto nel mondo reale.
Ultimamente è diffuso il fenomeno del greenwashing, per cui aziende e persone si spacciano on-line per “amici dell’ambiente” quando invece il loro stile di vita e le loro politiche aziendali non sono affatto eco-friendly. Quindi, per rispondere alla tua domanda, Internet certo può creare queste condizioni, a patto però che porti anche all’azione concreta. Perché, in fondo, il pianeta da salvare è là fuori.
Articolo de L'EcoPost
29 Ottobre 2019
Se esiste, quale è stata l’occasione in cui ti sei sentita più in contatto con la natura e come è andata?
È successo in molte occasioni, ma le più significative sono state tre. Da piccola, durante i tre mesi di vacanza che trascorrevo dai nonni in montagna, in un piccolo paesino di rara bellezza tra le Alpi chiamato Gromo. Ricordo ancora la sensazione dell’erba sotto i piedi mentre correvo nel giardino, abbastanza rara per una bambina nata e cresciuta in città. O l’aria frizzante sul viso all’ombra dei boschi mentre mi dirigevo nei rifugi delle vette alpine.La seconda occasione è stata durante il corso di giornalismo ambientale Laura Conti. Complice forse il fatto che il tutto è avvenuto abbastanza recentemente, anche la pregnanza delle informazioni assorbite durante le lezioni, le relazioni che ho intessuto e la villa magnifica a picco sul mare sulla costa di Maratea, in Basilicata, dove si svolgevano appunto, le lezioni hanno contribuito a rendere il ricordo di quelle settimane indelebile.
Ammirando quel mare dall’alto dimenticavo il mondo esterno e sentivo la natura diventare parte di me. Poi mi rendevo conto che dovrebbe essere sempre così e che non dovremmo sentirci in un altro mondo quando siamo a contatto con la natura. Dovremmo, anzi, sentire che c’è qualcosa che non va quando ci circondiamo per troppo tempo di elementi artificiali, troppo lavorati e, oserei dire “impuri”.
La stessa sensazione, infine, l’ho avuta in Islanda, dove ho vissuto nove mesi. L’Islanda è una delle poche nazioni in cui la natura è ancora l’assoluta dominatrice e con la quale le persone del posto sono riuscite a trovare un equilibrio molto più sano rispetto a quello quasi inesistente della maggior parte delle società occidentali.